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I vantaggi di un piede libero
La tecnica di corsa, che normalmente è deficitaria nel corridore amatoriale, può giovarsi dall’avere il piede “libero”, non più costretto a sopportare un’ortesi plantare che non serve.
Quanti podisti con una sindrome pronatoria potrebbero fare a meno dell’ortesi? Forse la stragrande maggioranza.
Lo stesso possiamo probabilmente dire per quelli che soffrono di fascite plantare.
Il podista che toglie un plantare che non serve si sente come “liberato” e riassapora la gioia di correre.
Non c’è niente di peggio, infatti, che peggiorare la tecnica di corsa di un runner con un plantare e con una scarpa inadeguati: l’unico risultato sarà lo scadimento della prestazione e la comparsa d’infortuni, per esempio la pubalgia.
In letteratura medica sono molti i lavori che indicano scarsi risultati nell’uso delle ortesi plantari addirittura con un piede cavo.
Io non sono d’accordo su queste conclusioni, ma ovviamente anche questa opinione è uno stimolo di discussione.
Ogni caso va valutato a parte e attentamente, ma di certo l’ortesi plantare non deve essere considerata la panacea di ogni problema del corridore.
Va prescritta solo quando serve, dopo un’attenta visita medica e lo studio della biomeccanica dell’appoggio, e sempre dopo aver valutato se è possibile risolvere l’infortunio o prevenirlo con altre procedure.
In alcuni casi selezionati e in determinati infortuni è insostituibile per risolvere i problemi, ma altre volte può essere così inefficace da ritardare addirittura la guarigione. (continua)
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